Pubblichiamo questo articolo di Gayle Neighbour, giornalista australiana che ringraziamo per aver condiviso con noi il suo sguardo e il suo attento punto di vista sulla complessa questione ambientale australiana.
Ha piovuto in Australia. Ovviamente non dappertutto, ma ha piovuto in alcune parti del paese in cui c’era più bisogno. Buona pioggia, abbondante, che è andata a bagnare la terra arida. Una “drenching” (pioggia dissetante) come la chiamiamo noi.
E gli australiani ne hanno esultato. Abbiamo tutti tirato un respiro collettivo di sollievo insieme ai contadini e agli allevatori, quando i cieli si sono aperti sui pascoli di terra bruciata. E abbiamo ringraziato mentre gocce di speranza e di tregua piovevano sui pompieri stremati dopo mesi di lotta agli incendi fatali che hanno divampato attraverso il paese. Per una volta televisione e giornali mostravano foto di bambini che saltano allegri nel fango, invece di famiglie sotto shock che cercano oggetti familiari nei resti delle loro case distrutte dal fuoco.
Ma non tutte sono buone notizie. La pioggia è più che benvenuta, ma non è ancora abbastanza per interrompere la siccità. E la pioggia nelle zone devastate dagli incendi ha portato sollievo ma anche nuova preoccupazione: in molti luoghi il calore straordinario degli incendi ha surriscaldato la terra che è diventata dura come il cemento – troppo dura – per permetterle di assorbire la pioggia. Così l’acqua scorre sul terreno bruciato, raccogliendo le ceneri e riversandole nei crepacci e nei fiumi. Le ceneri tossiche uccidono i pesci di quegli ecosistemi e minacciano le riserve di acqua di quelle comunità.
Gli australiani comprendono l’impatto del clima, siamo bene abituati agli incendi e alle piogge torrenziali. Ma siamo rimasti scioccati dall’enormità di questi incendi e dalla distruzione che hanno arrecato; 10 milioni di ettari bruciati, 29 vite perse, più di 2.600 case distrutte, milioni di animali periti. E questa stagione di incendi ancora non è ancora finita. La gente dappertutto, nelle città e nella campagna, sa che il clima sta cambiando. Le nostre estati cominciano prima e finiscono più tardi, e diventano sempre più calde. Il 2019 è stato l’anno più caldo in assoluto. L’Australia è la dimostrazione vivente della catastrofe ambientale portata dal cambiamento climatico.
Eppure mentre gli incendi divampano in tutto il paese ci sono quelli che negano l’evidenza – politici compresi. False informazioni sulla causa di questi incendi si sono diffuse più rapidamente e più ampiamente delle fiamme stesse. I canali dei media sono stati invasi da storie di piromani che percorrono il paese appiccando incendi. Le autorità hanno denunciato le false dichiarazioni e indagini svolte da importanti università hanno mostrato che la divulgazione online di queste false storie è opera di bots [programmi informatici in grado di interagire sui social network in modo così naturale da far credere all’utente di comunicare con un’altra persona umana social media users] e di trolls [utenti aggressivi, che scrivono sul web sotto pseudonimo e postano messaggi sui social volutamente provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso e/o del tutto errati, con il solo obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi]’. Un’altra notizia falsa che viene diffusa è che gli ambientalisti siano riusciti a mettere al bando gli incendi controllati, quelli che sono utilizzati per ridurre il pericolo, i cosiddetti backburning. Quando le giuste condizioni lo permettono, incendi controllati sono accesi deliberatamente per ridurre la quantità di combustibile disponibile prima dell’arrivo della stagione dei bushfires, gli incendi boschivi. In verità i fuochi per ridurre il pericolo di incendi (i cosiddetti incendi controllati) sono stati ridotti, ma solo perché in questi giorni è stato così caldo e per così tanto tempo che è diventato pericoloso accendere perfino piccoli fuochi. Non c’è alcun divieto di backburning fatti per ridurre il pericolo di incendi!
L’Australia è uno dei più grandi produttori ed esportatori di carbone; questa industria è di vitale importanza per la nostra economia. Ma è anche un’industria senza un futuro a lungo termine. Siamo in una posizione invidiabile in questo paese per quanto riguarda la capacità di sviluppare un’industria di energia rinnovabile economicamente molto forte. Siamo favoriti da grande abbondanza di sole e vento, e abbiamo tanto spazio per costruire la tecnologia necessaria a trasformare queste risorse in una rete affidabile di energia. Il passaggio dai carburanti fossili alle energie rinnovabili non sarà facile, ma il nostro governo non è disposto a parlarne e ancor meno a iniziare i lavori.
La crisi climatica è reale. La terribile prova è proprio davanti ai nostri occhi.
Cosa avremmo da perdere se interveniamo? Quale sarebbe il costo se non lo facciamo?