Quando a Jane Goodall viene chiesto cosa pensa degli allevamenti intensivi, risponde con tre parole: “Dolore, Paura, Morte”.
Gli allevamenti intensivi sono tra le peggiori atrocità mai perpetrate dall’umanità, sono intrinsecamente crudeli e creano enormi sofferenze per miliardi di animali, distruggono l’ambiente e minano anche la nostra salute.
Non solo: il numero crescente di animali allevati in strutture intensive non significa solo una orrenda sofferenza per gli animali, ma ha anche un effetto devastante sull’ambiente. In primo luogo, enormi aree devono essere disboscate per coltivare cereali e soia per nutrire tutti gli animali. L’agricoltura industriale di questo tipo, crea monocolture, fa uso di erbicidi e di pesticidi chimici che stanno avendo un effetto devastante sulla biodiversità uccidendo il suolo. Il deflusso dei nutrienti dai fertilizzanti artificiali danneggia l’ambiente, in particolare i fiumi, i laghi e l’oceano dove l’azoto forma ripetute fioriture algali come quelle del lago Erie e delle “zone morte” come quella enorme nel Golfo del Messico.
Stiamo facendo richieste insostenibili al mondo naturale, e dobbiamo renderci conto che non ci può essere una crescita economica infinita su un pianeta con risorse naturali limitate e un numero crescente di esseri umani e animali d’allevamento. E’, dunque, imperativo porre fine agli allevamenti intensivi, poiché tutti ne avremo beneficio, animali, persone ed ambiente.
Per questo Jane Goodall, insieme a Koen Margodt, ha recentemente pubblicato un saggio sull’argomento. Scarica il saggio tradotto in italiano cliccando qui.
“Ciò che rende gli allevamenti intensivi così indicibilmente orribili è che tutti gli animali sono trattati come se fossero semplicemente “cose” insensibili. Eppure, come ora sappiamo, sono tutti capaci di una ricca vita emozionale. Conoscono depressione, frustrazione, noia, paura e terrore. Tutti provano dolore, pesci compresi.”