ORECCHIONE SARDO – Plecotus sardus
CLASSIFICAZIONE
CLASSE | Mammiferi
ORDINE | Chiroptera
FAMIGLIA | Vespertilionidae
GENERE | Plecotus
SPECIE | Plecotus sardus
NOME COMUNE | Orecchione sardo
STATO DI CONSERVAZIONE |> CR- In pericolo critico
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PERCHÉ?
– Frammentazione dell’habitat e incendi ricorrenti intorno ai siti riproduttivi.
– Cambiamento climatico, precipitazioni estive e temperature estreme.
– Stress antropico.
– Disturbo invasivo dei piccioni all’interno dei rifugi.
– Popolazione piccola.
– Distribuzione limitata.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA: Sulla base delle conoscenze attuali la specie è endemica nella porzione centrale della Sardegna.
La sua presenza è stata accertata nelle zone calcaree del Supramonte di Oliena e di Baunei, e nelle aree boschive ai piedi del Monte Gennargentu, sino al Lago Omodeo.
L’areale di distribuzione misura meno di 20000 km2.
HABITAT: Ambiente: strettamente forestale.
Specie scoperta solo nel 2002, quindi ancora poco conosciuta.
Utilizza principalmente aree boschive a quote medio-basse e trova rifugio in grotte, cavità ipogee, e soffitte buie.
ASPETTO: Dotato di membrane alari (patagio) e quindi capace di volare.
La testa ha grandi orecchie, lunghe quasi quanto il corpo. Gli occhi sono piccoli.
Il corpo è tozzo, ricoperto da una pelliccia; di colore bruno sul dorso, quasi bianco nel ventre, sul muso e nel contorno degli occhi. Le femmine hanno due mammelle sul petto.
Gli arti anteriori hanno dita lunghissime, che sostengono la membrana. Quelli posteriori sono muniti di unghie grazie alle quali possono appendersi a testa in giù.
A differenza degli altri orecchioni, ha il trago (lamella sottile, situata davanti alle orecchie) lungo, dritto, largo circa 6 mm. Pollice lungo più di 6 mm.
La forma del pene del maschio, quasi cilindrica, è carattere diagnostico utile per distinguerlo dalle specie simpatriche.
ALIMENTAZIONE: Insetti.
CICLO VITALE: All’inizio dell’autunno avvengono gli accoppiamenti. Le femmine di pipistrello, dopo essersi accoppiate, possono ritardare la fecondazione, conservando il seme maschile durante la fase del letargo e favorire l’unione con l’ovulo solo dopo il periodo di latenza. La gravidanza pertanto varia da 40 -70 giorni.
Al termine della primavera le femmine si riuniscono in piccole colonie e si ritirano nei rifugi per partorire. A maggio nasce quasi sempre un solo piccolo, privo di pelo che verrà curato e allattato dalla madre sino alla fine dell’estate e solo allora si renderanno autonomi.
I pipistrelli in generale vivono normalmente sino a 15 anni e in alcuni casi anche fino a 30 anni.
NOTE: Come le altre specie di pipistrello, forma delle colonie, è attivo nelle ore notturne e si riposa durante il giorno, disponendosi a testa in giù.
Nella stagione invernale entra in letargo e resta inattivo con le basse temperature.
In primavera si risveglia e abbandona i rifugi.
Compie delle migrazioni verso quelli che saranno i territori riproduttivi.
Cattura le prede grazie agli ultrasuoni emessi da organi presenti nella bocca.
Può cacciare in volo, sugli alberi, sull’erba, sui muri e sulla superficie dell’acqua.
Le grandi orecchie consentono a questi pipistrelli di percepire qualsiasi movimento così da catturare gli insetti anche fermi sul fogliame.
Popolazione in drastico declino.
COSA POSSIAMO FARE PER LORO?
– Approfondire la conoscenza della specie.
– Promuovere dei programmi di conservazione della specie e delle aree in cui questi animali sono presenti.
– Campagne educative.
– Azioni per ridurre il disturbo da parte di altri animali (come i piccioni).
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
Ancillotto, L., et al. “Wildfires, heatwaves and human disturbance threaten insular endemic bats.” Biodiversity and Conservation 30 (2021): 4401-4416.