COSA SONO I PRIMATI?
I Primati sono un ordine di mammiferi placentati a cui appartiene anche l’uomo. I Primati, sono caratterizzati da mani prensili con cinque dita e unghie piatte; hanno visione a colori e stereoscopica. Moltissime specie, ma non tutte, sono arboricole.
I Primati sono divisi in due sottordini: gli Strepsirrini e gli Aplorrini. Agli Strepsirrini, che come quasi tutti i mammiferi hanno la mucosa nasale estroflessa, appartengono i lemuri, i galagoni, e i lori. Agli Aplorrini, che hanno la mucosa nasale introflessa all’interno delle narici, appartengono i tarsi e le scimmie, o Simiiformes.
SCIMMIA È SINONIMO DI PRIMATE?
Essere un Primate non significa essere una scimmia. Infatti le proscimmie (un gruppo in cui venivano inclusi lemuri, galagoni, lori e tarsi) erano tradizionalmente distinte dalle scimmie, su base morfologica ed ecologica. Tuttavia diversi studi filogenetici hanno indicato che i tarsi sono maggiormente imparentati con le scimmie che con le proscimmie.Le scimmie sono il sottogruppo più numeroso di Primati e sono suddivise in Platirrine (scimmie dal naso piatto) e Catarrine (scimmie dal naso all’ingiù).

Le Platirrine sono dette anche scimmie del Nuovo Mondo in quanto vivono in America centrale e meridionale. Gli uistitì, i tamarini, i cebi e le scimmie ragno sono alcune delle circa 180 specie di Platirrine.

Le Catarrine sono rappresentate dai Cercopitecidi (ad esempio, babbuini, macachi, mandrilli e colobi), detti anche scimmie del Vecchio Mondo in quanto vivono in Africa e in Asia, e dagli Ominoidi (ad esempio, gibboni, scimpanzè, oranghi e uomini).
LE SCIMMIE ANTROPOMORFE
Gli Ominoidi sono scimmie prive di coda a cui appartengono i gibboni, gli oranghi, i gorilla, i bonobo, gli scimpanzè e l’uomo. In inglese gli oranghi, i gorilla, i bonobo e gli scimpanzè vengono chiamati apes (scimmie antropomorfe) mentre i gibboni sono chiamati lesser apes (scimmie antropomorfe minori). Dato che il termine lesser appare vagamente dispregiativo, Jane Goodall ha proposto di usare l’espressione small apes, che più chiaramente si riferisce alle dimensioni ridotte e che non fa pensare ad una generica inferiorità.
Riflessioni. Al giorno d’oggi molti sostengono che l’uso di una terminologia appropriata permette di costruire conoscenze che evitano malintesi. Ad esempio, il rispetto per chi è portatore di handicap o appartenente ad altre etnie è spesso mediato dall’uso delle “giuste” parole per indicare queste differenze.
I GIBBONI. DOVE VIVONO?
I gibboni, o Hylobatidae, sono una famiglia di scimmie antropomorfe a cui appartengono 20 specie raggruppate nei quattro generi Hoolock, Hylobates, Nomascus e Symphalangus. Comunemente, il Sympahalangus viene chiamato siamango mentre gli altri tre generi sono chiamati gibboni. Fino a 20 anni fa, Hoolock e Nomascus erano inclusi nel genere Hylobates, ma poi in base al numero di cromosomi sono stati suddivisi nei generi Hoolock (38 paia di cromosomi), Nomascus (52 paia di cromosomi) e Hylobates (44 paia di cromosomi).
Riflessioni. Le conoscenze scientifiche cambiano nel corso del tempo. In questo ambito esistono solo certezze “relative” che possono essere rivoluzionate da nuove scoperte. Ti vengono in mente degli esempi?
I gibboni vivono nelle foreste pluviali del Sud-Est asiatico (Vietnam, Laos, Cambogia, Tailandia, Malesia e Indonesia) ed i diversi generi sono distribuiti in aree differenti. Il disboscamento e la perdita di habitat costituiscono la principale minaccia per la sopravvivenza dei gibboni. In particolare, 14 specie sono in pericolo di estinzione e 5 sono in pericolo critico.
Al link https://www.youtube.com/watch?v=6cmKluvtqIs potrai vedere un interessante video che illustra la storia di un gibbone dalle mani bianche che vive da solo in un frammento di foresta a contatto diretto con la città di Kuala Lumpur, in Malesia. Il video è stato realizzato dall’Università West England di Bristol per sensibilizzare l’opinione pubblica malese sulle tematiche di conservazione dei gibboni.
Purtroppo le ricerche effettuate in natura sui gibboni e sulla loro conservazione sono relativamente poche, molto meno di quelle sulle grandi scimmie antropomorfe.
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Un interessante video illustra la storia di un gibbone dalle mani bianche che vive da solo in un frammento di foresta a contatto diretto con la città di Kuala Lumpur, in Malesia. Il video è stato realizzato dall’Università West England di Bristol per sensibilizzare l’opinione pubblica malese sulle tematiche di conservazione dei gibboni.
Purtroppo le ricerche effettuate in natura sui gibboni e sulla loro conservazione sono relativamente poche, molto meno di quelle sulle grandi scimmie antropomorfe.
CARATTERISTICHE. CHE ASPETTO HANNO?
Come gli altri Ominoidi, i gibboni sono privi di coda. I gibboni sono primati di medie dimensioni (5-11 kg di peso). Le specie appartenenti al genere Hoolock sono le più piccole (5-7 kg); il siamango, unica specie appartenente al genere Symphalangus, è la più grande (oltre 10 kg). Il colore del pelo varia da specie a specie. In generale maschi e femmine hanno dimensioni simili e, in alcuni casi, maschi e femmine della stessa specie presentano un dimorfismo sessuale nella colorazione del pelo (Foto1a & Foto2a).
I gibboni utilizzano gli arti anteriori per spostarsi nelle chiome degli alberi. In questo tipo di locomozione, detta brachiazione, gli individui si reggono con un arto e lanciano in avanti il proprio corpo per afferrare con l’altra mano il ramo successivo, come si vede nel video al minuto 12:04. Dato che gli arti anteriori sono più lunghi di quelli posteriori (Foto 3a), quando si spostano da ramo a ramo i gibboni possono fare “passi” particolarmente lunghi. In queste specie anche le ossa delle dita della mano sono allungate (Foto 3a) e ciò permette una buona presa anche su rami di grosse dimensioni.
Quando si muovono in foresta i gibboni sono veloci, eleganti e sicuri. Tuttavia, radiografie effettuate su esemplari selvatici hanno mostrato un certo numero di fratture consolidate; ciò indica che questo tipo di locomozione richiede tempo per la sua messa a punto e che esistono una serie di rischi. I gibboni sono anche in grado di camminare in bilico su rami o a terra mantenendo una posizione bipede; in questo caso le lunghe braccia sembrano più un intralcio che un aiuto.



SOCIALITA’ E RIPRODUZIONE
I gibboni trascorrono gran parte della loro giornata e la notte sugli alberi (Foto 1b). Dormono in posizione rannicchiata.
Sono tendenzialmente monogami: un maschio ed una femmina per molti anni formano una coppia riproduttrice stabile che può durare anche decenni. Tuttavia in natura nei gibboni dalle mani bianche sono stati osservati accoppiamenti extraconiugali. L’unità sociale standard dei gibboni è costituita da una coppia riproduttrice e un numero variabile di figli di diversa età (Foto 2b). In alcune specie, come nel gibbone di Hainan, sono stati osservati anche gruppi con più maschi e più femmine adulte. Ciò può dipendere dalle ristrette dimensioni dell’areale in cui vive.
I gibboni occupano e difendono un territorio in cui cercano di non fare entrare altri individui della stessa specie. In genere, all’alba il maschio produce degli assoli, che hanno una durata che va da pochi minuti ad alcune ore (anche 4), per segnalare la sua presenza e indurre gli altri a stare lontani.
Riflessioni. La monogamia è uno dei sistemi sociali in cui vivono i Primati. Quali sono gli altri? E cosa capita nella nostra specie?
Il periodo di gestazione dura 6-7 mesi. Di solito, ogni 4-5 anni la femmina partorisce un solo piccolo che, a seconda della specie, pesa 400-550 g. In cattività sono stati osservati parti gemellari. Il piccolo di gibbone viene allevato principalmente dalla madre (Foto 3b); in alcune specie, come il siamango, anche il padre contribuisce alla cura della prole.
I giovani vivono nel nucleo familiare dove sono nati sino a quando non iniziano a ricevere comportamenti aggressivi da parte del genitore dello stesso sesso. Ciò avviene quando i giovani si avvicinano all’età adulta. Gli individui espulsi dal loro nucleo familiare possono trovare un partner oppure, come è stato osservato nei gibboni dalle mani bianche, estromettere il maschio adulto di un altro nucleo familiare. In alcune popolazioni di questa specie le femmine si disperdono a distanze maggiori rispetto ai maschi.
In natura i gibboni vivono 25-30 anni, mentre in cattività 35-50 anni. Nippy, un maschio di gibbone argenteo ospite dello Zoo di Wellington (Nuova Zelanda) è morto a 60 anni!
Riflessioni. Vi siete mai chiesti perché si vive più a lungo in uno zoo piuttosto che in natura? Quali sono i fattori che allungano le aspettative di vita? Cosa è capitato nella nostra specie?



COMUNICAZIONE
I gibboni sono noti per comunicare tra loro con vocalizzazioni molto potenti che possono essere udite anche a 1-2 km di distanza. Questi “canti” possono essere assoli prodotti da un singolo individuo, oppure duetti prodotti da maschio e femmina che alternano le proprie vocalizzazioni. In alcune specie, come il gibbone argentato ed il gibbone di Kloss, i maschi non rispondono alle vocalizzazioni delle femmine e non ci sono duetti.
I canti dei gibboni sono specie-specifici: ogni specie ha il suo repertorio che differisce da quelli prodotti dalle altre specie. Inoltre, i canti delle femmine differiscono da quelli dei maschi della stessa specie.
In questi video realizzati da Peter Ong potete ascoltare le vocalizzazioni dei gibboni agili (Video 1) e dei gibboni dalle mani bianche (Video 2).
I biologi si sono chiesti quale funzione svolgano le vocalizzazioni dei gibboni e hanno proposto tre ipotesi che non si escludono a vicenda. È possibile che servano (i) a segnalare la loro presenza e che il pezzo di foresta in cui si trovano è già occupato; in questo caso il canto sarebbe una strategia per evitare confronti fisici potenzialmente letali; (ii) a segnalare che chi lo emette è alla ricerca di un compagno o di una compagna; (iii) a rafforzare il legame di coppia esistente fra il maschio e la femmina.
Riflessioni. Ti vengono in mente possibili esperimenti per dimostrare la validità di queste differenti ipotesi?
DIETA
I gibboni sono frugivori (Foto1c) ma si nutrono anche di foglie e germogli.Inoltre occasionalmente mangiano uova di uccelli, insetti e piccole lucertole. Il consumo di frutta differisce nelle varie stagioni e riflette la disponibilità di questa risorsa. Nei giardini zoologici, in particolare quelli del mondo occidentale, i gibboni hanno una dieta a base di verdure, foglie, e mangime pellettato. Il mangime pellettato contiene tutto ciò di cui hanno bisogno, tranne la varietà! Che non si somministri frutta è dovuto al fatto che quella da noi disponibile in commercio è troppo ricca di zuccheri naturali rispetto a quella che i gibboni mangiano in natura. Pensate ad esempio alla differenza che esiste fra una piccola mela selvatica che allappa e che non è affatto dolce (piena di fibre, semi e con poca polpa) e una delle mele in commercio. Se non si utilizzasse questa strategia i gibboni dei giardini zoologici consumerebbero troppi zuccheri e ciò danneggerebbe la loro salute.
Riflessioni. E voi che consumo fate di cibi dolci come bevande gassate, merendine, biscotti, ecc.. Lo sapete che l’industria alimentare aggiunge intenzionalmente zuccheri agli alimenti per creare “dipendenze”? Anche il Ketchup, in cui intingete le vostre patatine, contiene zucchero aggiunto!
I GIBBONI NEGLI ZOO ITALIANI
Nei giardini zoologici italiani sono ospitate quattro specie di gibboni che descriviamo brevemente.
Il gibbone dalle mani bianche (Hylobates lar) deve il suo nome al colore del pelo delle mani e dei piedi che si differenzia da quello di tutto il resto del corpo (Foto1d). Infatti negli adulti, sia maschi sia femmine, il colore del pelo può variare tra il nero, il marrone e il color crema. Inoltre tutti gli individui presentano un anello di peli bianchi intorno alla parte glabra del viso. Gli adulti possono arrivare a 7,5 kg di peso e a 60 cm di altezza. Questa specie è distribuita in tutta la penisola malese, nel Myanmar, nel Laos e nell’isola di Sumatra. E’ la specie di gibbone più comune nei giardini zoologici di tutto il mondo. Negli zoo Europei è attivo un programma di riproduzione gestito dall’EAZA (Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari).
Riflessioni. I giardini zoologici possono contribuire alla conservazione delle specie in pericolo? Cosa devono fare per essere utili a questo scopo?
Il siamango (Symphalangus syndactylus) è l’unico rappresentante del suo genere. È la specie di gibbone di più grandi dimensioni; gli adulti possono arrivare agli 11 kg di peso e ad un’altezza di 75-89 cm. Il pelo è completamente nero in entrambi i sessi. Questa specie si distingue da tutte le altre per due caratteristiche: un breve ciuffo di pelo situato in fondo alla schiena e una grande sacca a livello della gola che funge da cassa di risonanza durante il canto (Foto2d). Il siamango vive nella penisola della Malesia e nell’isola di Sumatra, dove sono presenti anche alcune specie di Hylobates. Tuttavia la competizione per il consumo di risorse è ridotta dato che il siamango consuma una maggiore quantità di foglie rispetto alle altre specie. Anche i siamanghi che vivono negli zoo europei vengono gestiti attraverso un programma di riproduzione diretto dall’EAZA.
Il gibbone dalle guance dorate (Nomascus gabriellae) deve il suo nome comune al colore del pelo delle guance dei maschi, che si differenzia da quello del resto del corpo. Alla nascita i piccoli hanno un pelo giallastro/arancione che diventa nero intorno ai sei mesi di età (Foto3d). Nei maschi il pelo è nero per tutta la vita mentre nelle femmine al raggiungimento della maturità assume un colore grigiastro. Questa specie raggiunge i 6 kg di peso e i 60 cm di altezza. In natura il gibbone dalle guance dorate è distribuito nel sud del Vietnam, in Laos e in Cambogia. L’EAZA gestisce un programma di riproduzione anche per questa specie.
Il gibbone dal ciuffo (Nomascus concolor) prende il nome dal folto ciuffo di pelo situato sul capo dei maschi. Il pelo dei maschi è totalmente nero mentre quello delle femmine è giallastro ad eccezione di una corona nera sul capo. Questa specie raggiunge i 5 kg di peso e un’altezza di 45-63 cm. In natura vive nella Cina sud-orientale e nel Laos settentrionale.



Si ringrazia il DP World per il sostegno alla realizzazione del progetto didattico sui Gibboni che vuole sottolineare quanto la vita di ogni singolo individuo in cattività sia importante e deve essere rispettata.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITOGRAFICI (websites)
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- Petter, J.J., & Desbordes F. (2013). Primates of the World: An Illustrated Guide. Princeton University Press, Princeton, NJ.
- Pengfei, F., Nguyen, M.H., Phiaphalath, P., Roos, C., Coudrat, C.N.Z. & Rawson, B.M. 2020. Nomascus concolor. The IUCN Red List of Threatened Species 2020: e.T39775A17968556
- Rawson, B.M., Hoang, M.D., Roos, C., Van, N.T. & Nguyen, M.H. 2020. Nomascus gabriellae. The IUCN Red List of Threatened Species 2020: e.T128073282A17968950.
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