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Storie da Tchimpounga, il Santuario JGI in Congo

Storie da Tchimpounga, il Santuario JGI in Congo
28 Giugno 2017 jgiitalia

Storie da Tchimpounga, il Santuario JGI in Congo

In condizioni normali l’interazione tra staff e scimpanzé adulti avviene attraverso “contatti protetti”, quindi con l’uso di recinzioni o barriere, che permettono la gestione degli animali nella più totale sicurezza per entrambi. Solo in determinate circostanze è necessario un “contatto non protetto”, senza barriere o recinzioni fra l’esemplare e l’uomo.

Gestire degli scimpanzé in un santuario come Tchimpounga, con più di 150 individui, non è poi così semplice. Ogni considerazione ed ogni sforzo fatti sono proiettati a garantir in primo luogo la sicurezza degli animali e dello staff. Coloro che lavorano con gli scimpanzé a Tchimpounga hanno un ruolo fondamentale nel loro sviluppo e vengono considerati parte della famiglia del Centro.

La struttura è accuratamente predisposta per permettere agli scimpanzé di crescere in un ambiente il più “naturale” possibile. Lo staff è adeguatamente formato e i guardiani lavorano sempre in squadra. Come tali, non mettono mai a rischio né loro né gli scimpanzé, ed è per questo che in alcune pratiche standard, in determinate circostanze, gli viene consentito di interagire con gli animali senza alcuna protezione.

Negli ultimi tempi, lo scimpanzè Moboulou dimostra di essere più interessato a cosa accada al di fuori della rete del suo recinto, piuttosto che agli eventi della sua stessa comunità. La recinzione del Gruppo 2 è divisa da quella del Gruppo 1 solamente da uno stretto corridoio. Recentemente due dei più grossi maschi del Gruppo 1, Mpassi e Ouesso, hanno trascorso la notte fuori dalla recinzione rifiutandosi di rientrarvi. Non è la prima volta che accade una cosa del genere, ma resta una situazione di allerta per lo staff. La loro priorità è, in generale, assicurare il benessere degli scimpanzé, che non soffrano di alcuna malattia. In questo caso, però, il problema riguardava piuttosto piccole tensioni all’interno del gruppo. Tutto lo staff si è impegnato a seguire i due, cosa non semplice perché il santuario offre una ricchissima vegetazione. Lo staff si è dato da fare camminando in su e in giù per lo stretto corridoio fra i due recinti per tenere sotto controllo Mpassi e Ouesso. Tutto questo movimento ha colpito particolarmente la curiosità di Moboulou: appena i ragazzi dello staff camminavano e passavano lungo il corridoio, Moboulou, Chinoc, Low Low, Diba e Mabwesso, tutti appartenenti al Gruppo 2, li seguivano attraverso la recinzione. Appena si fermavano, si fermavano immediatamente anche tutti gli scimpanzé, proprio come curiosi vicini! Quando i ragazzi dello staff chiamavano a gran voce i nomi dei due esemplari mancanti, anche Moboulou e i suoi compagni partivano con i loro vocalizzi, come se stessero provando ad aiutare a ritrovare la coppia mancante.

Infatti, tutti gli scimpanzé a Tchimpounga riconoscono i loro nomi e quelli dei loro compagni, vengono chiamati così tante volte uno ad uno per nome dallo staff che ormai sanno riconoscersi a vicenda. Dopo un giorno intero di attese e ricerche nel corridoio senza vedere i due, lo staff ha deciso di entrare nel recinto, inoltrandosi all’interno della foresta mantenendo il resto degli scimpanzé all’interno della “casa della notte”. Dopo aver cercato per oltre un’ora nella fitta foresta, il guardiano Jean Maboto ha ritrovato Mpassi da solo. Mpassi ha accolto Jean e gli altri guardiani come fossero una squadra di soccorso, aggrappandosi ed abbarbicandosi con le gambe sugli uomini ed urlando forte al loro arrivo in segno di conforto.

Normalmente il nostro staff non entra nelle recinzioni in presenza di maschi adulti, anche se li conoscono da quando erano cuccioli. Infatti, era parecchio tempo che Jean e gli altri non avevano questo tipo di contatto con Mpassi. Curiosamente, appena Mpassi fece sentire la sua voce in segno di sollievo per festeggiare il ritrovamento, Moboulou, che era rimasto ad osservare dall’interno della loro casa notturna, ha risposto emettendo anche lui un vocalizzo. Così facendo è sembrato quasi che fosse veramente preoccupato per Mpassi e Ouesso, nonostante questi non siano membri del suo stesso gruppo. Momboulou, però, li conosce entrambi molto bene, sono cresciuti insieme e hanno passato gli ultimi 20 anni nello stesso santuario.

Trovato Mpassi, bisognava solamente trovare Ouesso, così le ricerche andarono avanti… anche con l’aiuto di Mpassi! Quando Jean, infatti, gli ha chiesto: “dov’è Ouesso?” Mpassi, non appena sentito il nome del compagno, si è diretto verso una direzione precisa, con tutto lo staff dietro a seguirlo. Presto arrivarono in un posto bellissimo, con alberi enormi e grosse viti. E Ouesso era là, tranquillo e completamente in forma. Proprio come Mpassi aveva fatto poco prima, Ouesso ha accolto i ragazzi abbracciandoli uno ad uno e urlando per l’eccitazione. Nuovamente si unì alle grida anche Moboulou. Accertatisi che entrambi i maschi erano in perfetta salute, lo staff lasciò la recinzione e andò a liberare il resto del gruppo dalla “zona notturna”. Nel frattempo, Moboulou si è rilassato, avendo capito che finalmente era tornato tutto tranquillo. Chinoc, uno dei compagni maschi a lui subordinati, gli si avvicinò ed iniziò a fare grooming.

Moboulou è il maschio alpha del Gruppo 2 ed allo stesso tempo è uno degli scimpanzé più socievoli. Ci sono alcuni giorni in cui il grooming sembra non finire mai, ma per Moboulou quest’ attività è fondamentale, in quanto crea forti legami e alleanze con individui chiave del gruppo.

Non solo primati: anche un’aquila a Tchimpounga

Fernando Turmo ci racconta, inoltre, l’arrivo a Tchimpounga di un’aquila pescatrice, soccorsa dal NGO PALF (Progetto a sostegno dell’applicazione della legge sulla Fauna) nel nord del Congo e trasportata in aereo fino a Tchimpounga. La PALF collabora con il governo Congolese affinché venga rispettata la legge riguardo la salvaguardia della natura.

L’aquila, prima di essere salvata, viveva in una gabbia nella casa di un soldato. Dopo la confisca dalle autorità, si è scoperto che l’uccello aveva un problema ad una delle due ali che non le permetteva di volare. A Tchimpounga le è stata costruita una grande voliera, affinché possa avere molto più spazio per far esercizio con le ali, sperando che un giorno, guarita del tutto, possa essere liberata e reintrodotta in natura. Lo staff le fornisce del pesce ogni giorno, essendo la dieta primaria di questa specie.