L’Istituto Jane Goodall Italia con Jane Goodall per introdurre “criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe” nel nostro Paese.
Le grandi antropomorfe sono a noi gli esseri più simili e tutte in via di estinzione, il loro numero è in continua diminuzione.
Scimpanzé, bonobo, gorilla e orango hanno in natura una intensa vita relazionale, hanno differenti personalità, provano emozioni, gioia e dolore.
“La linea che separa gli uomini dagli altri esseri viventi, un tempo considerata molto netta, ora comincia ad offuscarsi. Ciò ci spinge ad avere rispetto per tutti gli esseri con i quali condividiamo il pianeta.
Se accettiamo di non essere i soli a possedere una personalità, capacità di ragionare e soprattutto di provare e manifestare sentimenti ed emozioni, allora riusciremo ad avere un maggiore rispetto verso gli scimpanzé e gli altri animali, specialmente se tenuti in cattività.”
(Jane Goodall)
Evidenze scientifiche e i più avanzati regolamenti internazionali mostrano che la gestione delle grandi scimmie in cattività deve essere garantita nel rispetto delle esigenze fisiche e psicologiche di queste specie, e tutte le strutture zoologiche che ospitano grandi scimmie devono offrire un ambiente il più possibile idoneo, che preservi il benessere fisico e sociale degli animali.
In occasione dei 60 anni di attività della scienziata Jane Goodall, il Jane Goodall Institute Italia chiede al Governo di agire per la protezione delle grandi scimmie che sono tenute in cattività nel territorio italiano, definendo inequivocabilmente i criteri e i requisiti che devono essere rispettate dalle strutture presso cui gli animali sono custoditi.
Il Jane Goodall Institute Italia, con il suo presidente Daniela De Donno, e la stessa Jane Goodall, propone al Governo e ai Ministeri competenti di integrare il Decreto Legislativo numero 73 del 21 Marzo 2005 (Attuazione direttiva 1999/22/CE relativa alla Custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici) con il seguente allegato: “Criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe, esemplari di scimmie appartenenti alle specie scimpanzé (Pan troglodytes), bonobo (Pan paniscus), gorilla (Gorilla gorilla, Gorilla beringei), orango (Pongo pygmaeus, Pongo abelii, Pongo tapanuliensis).“
I criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe, proposti alle Istituzioni italiane dal Jane Goodall Institute Italia, a firma della Presidente Daniela De Donno e della Presidente onoraria Jane Goodall, DBEE
Considerato che le Grandi Scimmie Antropomorfe condividono con l’essere umano il 98,6% del corredo genetico, sono gli esseri viventi più simili all’uomo, hanno una intensa vita relazionale ed emotiva, comportamenti complessi, coscienza di sé…
Con Jane Goodall in difesa delle Grandi Scimmie
La celebre etologa britannica ha inviato ai ministeri competenti una proposta per garantire criteri minimi per la gestione delle grandi antropomorfe negli zoo italiani.
Introdurre “criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe” nel nostro Paese. La proposta di Decreto Ministeriale è stata inoltrata ai dicasteri dell’Ambiente, della Salute, delle Politiche agricole e ai Carabinieri del CITES dal Jane Goodall Institute Italia e porta la firma della grande etologa e antropologa Jane Goodall, massima esperta mondiale di scimpanzé e Messaggera di Pace dell’ONU.
L’obiettivo è integrare l’Allegato 1 (Cura degli animali-benessere-salute-igiene) del Decreto Legislativo 21 marzo 2005 n. 73 sulla custodia degli animali selvatici negli zoo. Una proposta particolarmente importante, che punta a salvaguardare scimpanzé, gorilla e oranghi ospitati nei giardini zoologici italiani.
Si tratta degli esseri viventi più simili a noi, di specie che hanno un’intensa vita relazionale ed emotiva, differenti personalità, comportamenti complessi e coscienza di sé. Animali che condividono con l’essere umano il 98,6% del corredo genetico e la cui gestione in cattività, quindi, deve garantire le migliori condizioni possibili.
Quello degli zoo è un tema spesso controverso, ma è la stessa Jane Goodall a chiarire che la vita in cattività a volte può essere un’alternativa alla permanenza in natura. A patto, ovviamente, che si tratti di strutture “ben gestite e ben finanziate”, con spazi adeguati, personale dedicato e qualificato, cure veterinarie di qualità.
“In un mondo ideale – spiega Jane Goodall – tutti gli animali, comprese le grandi scimmie, vivrebbero in libertà nella natura, lontani da interferenze umane. Ma la triste realtà è che questa libertà è ormai confinata nei parchi nazionali, dove comunque, ancora, le grandi antropomorfe non sono del tutto al sicuro dai bracconieri”. Occorre tener presente che “nei buoni zoo, gli animali possono svolgere un ruolo importante nell’educazione del grande pubblico”, prosegue la dottoressa Goodall. “Molte persone mi hanno raccontato che guardare negli occhi uno scimpanzé, un gorilla, un orangotango – o qualsiasi altro essere senziente – è un’esperienza che cambia la vita. Perché c’è l’immediata consapevolezza di essere in presenza di una creatura pensante, sensibile. La stragrande maggioranza delle persone non avrà mai l’opportunità di vivere qualcosa di simile in natura: uno zoo davvero buono può essere un’alternativa per imparare a rispettare e, quindi, a tutelare”.
Tra i requisiti minimi proposti dal Jane Goodall Institute Italia ci sono recinzioni con caratteristiche e dimensioni adeguate; ambienti idonei dal punto di vista della temperatura, dell’umidità, della ventilazione e dell’illuminazione; l’isolamento dalle fonti di rumore. Inoltre, trattandosi di animali con una spiccata socialità, in cattività deve essere fatto uno sforzo per ricreare gruppi che riflettano la situazione in natura, per salvaguardare il benessere fisico e psicologico degli animali e per facilitare comportamenti appropriati alla specie. Un individuo non dovrebbe mai essere isolato dal gruppo (se non per ragioni mediche), così come i piccoli non dovrebbero mai essere separati dalle madri senza un valido motivo.
Uno zoo dovrebbe anche garantire un programma di arricchimento ambientale costante e impegnarsi nella tutela della specie nel suo habitat naturale.
Per quanto riguarda il rapporto con il pubblico, le scimmie dovrebbero poter sempre scegliere di sottrarsi alla vista dei visitatori e non dovrebbero mai interagire o entrare in contatto fisico con le persone.
Infine, particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alla sicurezza sanitaria. Le Grandi Scimmie, infatti, sono sensibili a molte malattie umane (alcune delle quali possono essere fatali). E c’è anche una lunga storia di malattie infettive che, al contrario, si sono diffuse dai primati agli esseri umani. È importantissimo, quindi, adottare specifici protocolli di sicurezza, anche alla luce dell’attuale pandemia da Covid-19.
La proposta, firmata da Jane Goodall e dalla biologa Daniela De Donno, presidente del JGI Italia, è stata formulata con la collaborazione scientifica di importanti esperti internazionali.
Aderisci alla proposta del JGI Italia per garantire il benessere fisico e psicologico delle grandi scimmie in cattività nelle strutture zoologiche italiane: mettici la tua firma!