E’ per sabato 30 marzo sera, all’Angolo dell’Avventura di Roma l’appuntamento con Daniela De Donno intervistata da Patrizia Crisolini Malatesta. Daniela racconterà sulla sua pluriennale esperienza con Jane Goodall ed il Jane Goodall Institute Italia, che ha fondato nel 1998.
La storia di Daniela è significativa, particolare, di quelle che ci fanno riflettere su come si può osare e scommettere nella vita, soprattutto quando si tratta di mettersi in gioco per promuovere relazioni positive tra l’uomo, l’ambiente e gli animali.
Biologa, Daniela ha cominciato a collaborare con Jane Goodall nel lontano 1992, occupandosi del recupero degli scimpanzè confiscati ai bracconieri in uno dei primi Santuari del Jane Goodall Institute in Burundi.
Un anno dopo, Daniela arriva a Kigoma, in Tanzania, dove lavora fino al 1997 come coordinatore regionale del progetto ambientale e umanitario internazionale Roots&Shoots (R&S) del Jane Goodall Institute, coinvolgendo la popolazione locale ed in particolare i giovani delle scuole in progetti dedicati alla conoscenza e alla protezione degli scimpanzé, alla tutela ambientale e allo sviluppo sostenibile, ma anche all’informazione socio-sanitaria, all’impegno sociale, all’intercultura, alla pace ed al problema dei rifugiati, che in quegli anni a Kigoma giungevano a migliaia dagli stati martoriati del Burundi e della R.D. del Congo.
La vita di Daniela corre in diverse e rilevanti esperienze lavorative, sempre caratterizzate da quei valori fondanti il Jane Goodall Institute: il partecipare e contribuire a uno sviluppo globale eco-sostenibile e consapevole, orientato al lungo termine, basato sulla distribuzione equa delle risorse e su scelte eco-compatibili, e il tutelare e valorizzare le diversità biologiche e culturali.
A metà degli anni ’90 inizia a collaborare con la “Sanganigwa Children’s Home, una struttura di accoglienza per bambini soli della regione di Kigoma, coinvolta nella storia a causa del rischio di chiusura della struttura per mancanza di fondi: un concreto pericolo per tutti i bambini ospitati.
Inizia così, grazie al Jane Goodall Institute Italia, la crescita dell’orfanotrofio che dura tutt’oggi e il suo sviluppo in un “Villaggio dei bambini” che si avvia ad essere ecosostenibile, in un percorso verso l’autonomia economica e sociale.