Quale connessione tra smartphone, ambiente e scimpanzé?

Quale connessione tra smartphone, ambiente e scimpanzé?
25 Febbraio 2019 Redazione

Il bacino del Congo è un’immensa foresta pluviale disseminata di paludi che è attraversata da una meraviglia idrologica: il fiume Congo. Dove l’acqua incontra la terra, gli habitat acquatici e terrestri si fondono per creare una moltitudine di fauna unica al mondo – pesci che “camminano” e cacciano sulla terra, e antilopi piscivore che possono nuotare con la stessa facilità con cui trottano.

Questo ricco habitat è un mare di biodiversità che ospita decine di migliaia di specie animali, e le Grandi Scimmie rientrano tra le più famose.

Veduta aerea delle vaste distese di foresta della R. D. Congo.

La Repubblica Democratica del Congo comprende 107 milioni di ettari di questo ambiente selvatico unico, quasi il 60% delle sue dimensioni totali! Sfortunatamente, però, il paese è colpito da violenza e guerra, poiché ricco di biodiversità quanto di risorse. Sin dai tempi dei primi esploratori, infatti, la R.D. del Congo ha sopportato conflitti quasi incessanti per il controllo sulle sue risorse naturali.

Durante il regno di re Leopoldo agli schiavi del Congo si sarebbero tagliate le mani se il loro lavoro nei campi di gomma non fosse stato “soddisfacente”

Inizialmente, nel Congo Belga di re Leopoldo II, nell’ottocento, era predominante la lotta per il controllo dell’avorio e della gomma.

Negli ultimi due decenni nella Repubblica Democratica del Congo è scoppiata una guerra civile in gran parte per l’abbondanza di minerali come tantalio, tungsteno, stagno e oro, tutti presenti in grande quantità nel territorio e necessari per quasi tutti i dispositivi elettronici popolari. L’industria globale ha creato una richiesta insaziabile di questi minerali, che vengono estratti dalle milizie armate della R.D. Congo a qualsiasi costo, incluso lo stupro, la tortura, il massacro e la riduzione in schiavitù di persone innocenti da sfruttare nelle miniere.

Oltre alle indicibili atrocità commesse contro i diritti umani, anche gli ecosistemi naturali della R. D. Congo sono stati devastati dal peso del conflitto in corso. Gli abitanti dei villaggi congolesi si riversano nelle foreste, un tempo considerate un paradiso per gli spiriti dei loro antenati, in cerca di asilo per scappare dagli aggressori della guerra. Lontani dalle loro case, senza alcun mezzo per sostentarsi, questi rifugiati sgombrano tratti di foresta creando “miniere di sussistenza” per produrre il piccolo reddito necessario per la sopravvivenza della loro famiglia. Anche i ribelli cercano rifugio nella giungla, dove possono nascondersi dagli attacchi dell’esercito e avere accesso all’acqua e a legna da ardere. Qui è disponibile anche il cibo: la fauna selvatica è cacciata con crescente insistenza per sostenere un’infinita quantità di milizie di passaggio. Gli scimpanzé, essendo di corporatura robusta, curiosi e relativamente lenti, sono i primi candidati al macello e al consumo.

Un banco di selvaggina in un mercato di Kisangani: in Congo si vende una molteplicità di carni, comprese svariate parti del corpo di Grandi Scimmie.

Oltre all’aumento del disboscamento su piccola scala e della domanda di selvaggina, le priorità nell’uso delle risorse indotte dalla guerra hanno portato alla destabilizzazione nella gestione del parco nazionale nella R.D. del Congo. La tutela delle aree protette con l’impiego di ranger e guardiani è quasi del tutto cessata, lasciando una infinità di porzioni di habitat, con la loro fauna selvatica, vulnerabili al disboscamento da parte dei minatori e alle piantagioni da parte dei bracconieri. Una natura selvaggia insostituibile viene spaccata e sventrata.

Le strade appena create che conducono ai siti minerari nel cuore della foresta consentono nuovi punti di accesso a località precedentemente impenetrabili. E con l’aumento di accessi arriva una scia di distruzione ambientale da parte di cacciatori, taglialegna e minatori.

Pur tralasciando la potenziale perdita spaventosa di fauna selvatica, gli alberi colossali e secolari della foresta pluviale del bacino del Congo sono serbatoi di carbonio che non possiamo rischiare di perdere: si stima che la flora del bacino del Congo sequestri una media di 39 miliardi di tonnellate di carbonio che altrimenti verrebbero rilasciate nell’atmosfera, aumentando precipitosamente il tasso e la gravità delle catastrofi provocate dai cambiamenti climatici. È evidente che, nonostante l’apparente impossibilità a fermare un conflitto pluridecennale e spietatamente persistente, dobbiamo trovare una soluzione, se vogliamo sperare di salvare sia il mondo naturale che noi stessi.

Appare evidente che nella società attuale ostacolare la domanda di prodotti elettronici sia quasi impossibile, soprattutto perché la tecnologia sta ininterrottamente migliorando: già dopo qualche anno i nostri attuali dispositivi elettronici sembrano obsoleti, e li aggiorniamo regolarmente.

Ogni nuovo dispositivo promette di essere più intelligente, migliore, più veloce e più elegante. Ma la domanda globale di minerali utilizzati in questi dispositivi sta generando la guerra più seria e violenta della storia recente e minacciando la sopravvivenza delle specie a noi più prossime, le Grandi Scimmie.

 

Il semplice riciclo di questi dispositivi elettronici inutilizzati, tuttavia, potrebbe ridurre significativamente la domanda di ulteriori minerali.

Proprio per promuovere il riciclo di dispositivi elettronici, in Italia il JGI ha avviato la Campagna per il Riciclo dei Cellulari #RecicloCellulariEsausti; si tratta di una campagna di sensibilizzazione e di educazione che è anche una sfida: un’azione diretta, con un significato di vasta portata per la conservazione, un passo sicuro e costante verso il rallentamento della domanda globale di risorse che vengono estratte da situazioni di straziante conflitto.

Se sforzi come questi fossero compiuti a livello globale, forse l’ecosistema del bacino del Congo avrebbe la possibilità di conservarsi, e i suoi fragili abitanti avere l’opportunità di continuare la loro segreta e profonda esistenza.

Prendi una posizione e ricicla il tuo vecchio cellulare, in modo da contrastare il degrado delle foreste e la guerra civile in Congo e dare anche ai nostri figli l’opportunità di sognare, e forse un giorno di visitare, una delle ultime aree incontaminate del mondo.

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