Il Jane Goodall Institute ha fondato il Centro di riabilitazione per scimpanzé di Tchimpounga (TCRC) nel 1992 nella Repubblica del Congo per creare un’oasi faunistica dove fornire cure e riabilitare gli scimpanzé vittime di bracconaggio o liberati dalle gabbie in cui spesso vengono tenute, in condizioni terribili, per essere vendute. Da allora, più di 190 scimpanzé hanno ricevuto cure a Tchimpounga.
Kimenga è uno scimpanzé maschio molto intelligente, con eccezionali capacità pratiche ma con problemi comportamentali scaturiti da un trauma da separazione dalla madre e dal suo gruppo avuta luogo a un’età molto giovane. Sfortunatamente, questo trauma è molto comune tra gli scimpanzé del Santuario-Centro di Riabilitazione JGI Tchimpounga.
Come gli umani, ogni scimpanzé ha modi diversi di affrontare un trauma e Kimenga non è mai guarito completamente, né ha sviluppato l’intera successione di comportamenti sociali standard presenti negli scimpanzé sani.
Sin dalla prima infanzia, Kimenga ha mostrato curiosità per gli uomini e per le loro attività. E già in tenera età, senza alcuna guida, aveva scoperto come usare ramoscelli adoperandoli come strumenti per estrarre il miele dai numerosi favi trovati nel Santuario JGI Tchimpounga.
Pur essendo uno scimpanzé molto intelligente, che può svolgere una grande varietà di compiti cognitivi, a Kimenga manca però l’intelligenza sociale quando esposto ad un grande gruppo di scimpanzé. A causa dei suoi problemi sociali, sono stati fatti molti tentativi in gruppi diversi per integrarlo. Nelle comunità delle isole di Ngombe e Tchindzolou, che sono parte del Santuario JGI, Kimenga non è stato accettato dagli altri scimpanzé.
Dopo una serie di aggressioni avvenute qui da parte di diversi membri del gruppo, il personale ha deciso di provare ad integrarlo nella comunità di Tchibebe, l’altra isola di Tchimpounga. Le integrazioni si sono svolte non senza complicazioni, ma Kimenga è riuscito a farsi alcuni amici nel gruppo. Ben presto però la parziale accettazione di Kimenga ha diviso in due la comunità, creando molti conflitti di potere negli ultimi mesi.
L’interesse di Kimenga per le persone e la sua intelligenza per compiti tecnici lo rendono un grande artista della fuga. E così un giorno è riuscito a saltare oltre la recinzione e intrufolarsi nella zona dei guardiani, mordendo i due guardaparco che lo hanno trovato. Darsi un morso molto leggero l’un l’altro è una forma comune di saluto tra gli scimpanzé. Il morso è generalmente leggero e non provoca tagli. La cosa giusta da fare per una persona che si trovi in questa circostanza (e ricordiamo che si tratta di circostanze eccezionali perché gli scimpanzé dovrebbero poter esser liberi nel loro ambiente naturale piuttosto che in centri di riabilitazione perché vittime del bracconaggio) è farsi salutare dallo scimpanzé senza saltare indietro. Ovviamente i guardiani sono tutti addestrati su come comportarsi quando devono affrontare uno scimpanzé, ma questa volta Kimenga ha morso con molto più vigore di quanto farebbe normalmente uno scimpanzé durante il saluto, e i guardiani sono stati feriti rispettivamente al braccio e alla gamba. Subito dopo l’incidente tutti i custodi sono stati evacuati e i due malcapitati sono andati in ospedale per le cure.
Dopo questo evento abbiamo dovuto trasferire Kimenga al sito principale del Santuario, con un recinto ad alta sicurezza dal quale è difficile fuggire anche per uno scimpanzé come Kimenga. Questo recinto non è paragonabile agli spazi delle isole sul Kouilou, ma almeno qui Kimenga può trascorrere i giorni all’aperto. Questa zona ad alta sicurezza ospita già un gruppo di sette scimpanzé, il che vuole dire che Kimenga subirà meno pressione sociale di quella ricevuta a Tchibebe, con 17 individui.
La sua integrazione sta avvenendo, come deve essere, a piccoli passi, gradualmente: i primi tre mesi sono trascorsi con quattro altri scimpanzè che sembrano accettarlo, senza conflitti.
Speriamo che Kimenga trovi il proprio posto anche con il resto del gruppo nei prossimi mesi di integrazione e che possa infine avere una propria comunità in cui vivere.
Forza Kimenga, ce la potrai fare!