Serve un nuovo accordo internazionale per combattere il traffico illegale di animali selvatici

Serve un nuovo accordo internazionale per combattere il traffico illegale di animali selvatici
23 Marzo 2022 Redazione

Un protocollo aggiuntivo ai sensi della Convenzione UNTOC contro la criminalità transnazionale organizzata che gestisce il traffico illegale di animali selvatici: è la richiesta di Angola, Costa Rica, Gabon e Malawi.

Perché la lotta alla criminalità transnazionale organizzata che gestisce il traffico illegale di animali selvatici non è considerata una priorità nella maggior parte delle nazioni. Ma il traffico illegale di animali selvatici è una piaga che colpisce in primo luogo i paesi ricchi di biodiversità, come l’Angola, il Costa Rica, il Gabon e il Malawi.

La lotta alla criminalità transnazionale organizzata che gestisce il traffico illegale di animali selvatici non è considerata una priorità nella maggior parte delle nazioni. Ma il traffico illegale di animali selvatici è una piaga che colpisce in primo luogo i paesi ricchi di biodiversità, come l’Angola, il Costa Rica, il Gabon e il Malawi.

Sono questi paesi che hanno preso l’iniziativa, invitando altri Stati ad allinearsi con loro nell’invio di un messaggio inequivocabile circa le dimensioni e la natura dei crimini contro la fauna selvatica, e le sue conseguenze devastanti per la comunità, per gli ecosistemi e per la fauna selvatica, nonché sulla necessità di intensificare gli sforzi di cooperazione globale per combattere e prevenire questo crimine.

La richiesta è chiara: un protocollo aggiuntivo ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (UNTOC)  sulla prevenzione e la lotta contro il traffico illecito di animali selvatici.

“Il Malawi è determinato a sostenere la sua reputazione globale come bastione e rifugio della diversità della flora e della fauna, nonché il suo impressionante curriculum di lotta contro il commercio illegale di avorio, per il quale è stato riconosciuto a livello internazionale.” – è l’appello del Presidente della Repubblica del Malawi , H. E. Dr. Lazarus McCarthy Chakweram insieme agli omologhi presidenti dell’Angola, del Costa Rica e del Gabon – “Non possiamo più assistere alla distruzione del patrimonio naturale della nostra nazione. Sostengo quindi con orgoglio l’appello all’azione del Presidente Ali Bongo Ondimba, del Presidente Carlos Alvarado Quesada e del Presidente Joao Lourenco ed esorto altri paesi a fare lo stesso.”

John Scanlon AO, Presidente di The Global Initiative to End Wildlife Crime (EWC), ha elogiato la straordinaria leadership ambientale del Malawi, descrivendo il paese sudafricano “come leader mondiale nella conservazione della fauna selvatica e nella lotta contro il traffico illecito di animali selvatici” e offrendo il pieno sostegno dell’EWC al Malawi nel far avanzare le sue richieste per un protocollo aggiuntivo.

Il Jane Goodall Institute aderisce e promuove l’iniziativa globale contro il traffico illegale di animali selvatici tramite la Campagna Forevew Wild. Zara Bending, esperta del Jane Goodall Institute sul commercio illegale di fauna selvatica, ha commentato così l’importante dichiarazione del Malawi:

“Sappiamo che la criminalità contro la fauna selvatica è un problema globale che richiede una collaborazione globale per prevenirla e combatterla. Ma tale collaborazione deve essere coordinata nell’ambito di un quadro giuridico nazionale ed internazionale adeguato. Sosteniamo caldamente un protocollo all’UNTOC come la strada migliore da seguire. Se adottato, il Protocollo si andrebbe ad aggiungere agli altri tre fondamentali protocolli UNTOC riguardanti il traffico di esseri umani, il contrabbando di migranti, e la produzione illegale e il traffico di armi da fuoco.”

Il Jane Goodall Institute Italia, a firma della dottoressa Jane Goodall e della presidente del JGI Italia Daniela De Donno, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro degli Esteri Di Maio chiedendo il sostegno dell’Italia alla richiesta dei Presidenti africani in sede UNTOC.

Il nostro paese, infatti,  è membro della Commissione per la Prevenzione del Crimine e la Giustizia penale. Come parte dell’UNTOC, chiediamo che l’Italia sostenga questa iniziativa per affrontare le gravi lacune del quadro giuridico internazionale esistente. In risposta la Farnesina ci ha assicurato la massima attenzione delle autorità italiane, già attive a riguardo in sede ONU per questa specifica fattispecie criminale.

Per saperne di più: