#Chimpanzee Connection: giornata mondiale degli scimpanzé 2023, clima e foreste

#Chimpanzee Connection: giornata mondiale degli scimpanzé 2023, clima e foreste
6 Luglio 2023 Redazione

#Chimpanzee Connection: giornata mondiale degli scimpanzé 2023, clima e foreste

Intervista a Marco Fiori, esperto della CITES, sulla lotta alla deforestazione e al commercio illegale di legname e specie protette, per salvaguardare l’ambiente naturale, gli animali che vi abitano e noi stessi.

Di: Elisabetta Visalberghi

In un’estate che si preannuncia molto calda, vorrei parlare di tre argomenti solo apparentemente distanti: cambiamento climatico, deforestazione e scimpanzé. Già perché oggi, 14 luglio, è la giornata mondiale degli scimpanzé.

Molti dati dimostrano che le temperature di oceani e globo terrestre si sono innalzate pericolosamente e che l’aumento di Co2 è parzialmente responsabile di questo processo. Sappiamo anche che le foreste sono in grado di immagazzinare miliardi di tonnellate di Co2, rendendola innocua. Tuttavia, le foreste equatoriali e tropicali sono sempre più soggette a disboscamento. E in tutto questo entra in gioco lo scimpanzé che, come la gran parte delle altre scimmie, vive proprio in queste stesse foreste.

Ho chiesto di spiegarmi come stanno le cose a Marco Fiori. Socio onorario dell’Istituto Jane Goodall Italia, Marco ha lavorato nella sezione investigativa CITES del Corpo Forestale dello Stato. Durante la sua carriera ha risolto molti “casi spinosi” relativi al commercio illegale di specie protette vincendo nel 2013 il premio internazionale CITES Clark Bavin come uno dei 10 migliori investigatori al mondo di wildlife crime (di crimini che riguardano la natura).

Domanda:
Marco, come mai le leggi internazionali che dovrebbero impedire ai tanti paesi che possiedono le più belle foreste del mondo, le più ricche in termini di biodiversità, di distruggerle non funzionano?

Risposta:
Esiste una crescente domanda di legno tropicale da parte dei paesi consumatori e trasformatori. L’Italia ha un florido commercio di legname pregiato. Ciò ha comportato la graduale distruzione di foreste primarie.

La preoccupazione per questo stato di cose ha fatto sì che molti paesi (Stati Uniti, Australia, Europa, ecc.) si siano dotati di strumenti di controllo le cui regolamentazioni si basano su meccanismi di due diligence. Questa “dovuta diligenza” richiede alle aziende del legno di gestire la catena di produzione e acquisizione del legname in maniera responsabile.  Come denunciato dall’Interpol e dalla FAO, questo meccanismo da solo non funziona a meno che non sia associato ad un’efficace azione di investigazione e cooperazione internazionale di polizia.

Di fatto le foreste vengono ancora distrutte al ritmo di 13 milioni di ettari l’anno; in alcuni paesi (Camerun, Myanmar) sembra che la percentuale di tagli ed esportazioni illegali raggiunga il 90 % del totale. I paesi di produzione o di origine del legname sono spesso tra quelli più poveri e con il più alto tasso di corruzione, conflitti sociali ed interetnici e la corruzione è di casa.

Domanda:
L’Italia è fra i principali paesi al mondo per quanto riguarda l’importazione e la trasformazione di legname pregiato. Cosa fa, o non fa, l’Italia a favore delle foreste, così importanti per il clima e la sopravvivenza dei primati?

Risposta:
Le foreste primarie africane, centro-sud americane e del bacino indo-pacifico possono essere salvate solo se la regolamentazione e il controllo del taglio, dell’esportazione e importazione viene rigorosamente attuata. Il nostro compito è quello di applicare con serietà gli strumenti disponibili.

Un rigoroso lavoro di investigazione permetterebbe di individuare i commerci illegali che la “dovuta diligenza” richiesta alle aziende del legno ignora, o fa finta di ignorare.

Inoltre bisogna continuare a sensibilizzare governi e opinione pubblica su questi temi.

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